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al testo di Giulia Bellucci
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Polvere di nebbia fitta fruscia distesa nell’aria muta d’una notte d’autunno piena. Sembrano indugiare le lancette.
Si sta immoti come nel materno ventre quando regnava immane il silenzio. Illusione evanescente tradita dal palpitare impercettibile del cuore.
Giunge improvviso il rombo d’un motore remoto e sfuma. Sulle rotaie cadute in disuso non passeranno più treni
né sorrisi sui volti immobili di maschere nel contorno che s’allontanano sfiorendo nella profondità del buio vorace.
Incontrovertibile dall’ampolla scivola frusciando la sabbia e giammai risalirà per il condotto. Immemore si disperde tra i granelli.
A nulla giovano i pentimenti e i rimpianti che insistono e affliggono. Altresì passa lieve il fruscio d’una foglia che si posa senza chiedere nulla
all’albeggiare del giorno nuovo. Attende il sole per imbeversi del suo tepore. Sarà un giorno nutrimento per altre creature. |
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