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Entropia

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Polvere di nebbia fitta fruscia 

distesa nell’aria muta

d’una notte d’autunno piena.

Sembrano indugiare le lancette.

 

Si sta immoti come nel materno ventre

quando regnava immane il silenzio.

Illusione evanescente tradita

dal palpitare impercettibile del cuore.

 

Giunge improvviso il rombo 

d’un motore remoto e sfuma. 

Sulle rotaie cadute in disuso

non passeranno più treni 

 

né sorrisi sui volti immobili 

di maschere nel contorno

che s’allontanano sfiorendo 

nella profondità del buio vorace.

 

Incontrovertibile dall’ampolla

scivola frusciando la sabbia 

e giammai risalirà per il condotto. 

Immemore si disperde tra i granelli.

 

A nulla giovano i pentimenti 

e i rimpianti che insistono e affliggono.

Altresì passa lieve il fruscio d’una foglia 

che si posa senza chiedere nulla 

 

all’albeggiare del giorno nuovo.

Attende il sole per imbeversi 

del suo tepore. Sarà un giorno 

nutrimento per altre creature.

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